E’ ora di dire basta a questo conflitto insensato!

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162 morti, oltre 1000 feriti tra cui molte donne e bambini. Questi sono i numeri giunti direttamente dalla striscia di Gaza nella giornata di domenica 13 luglio.  I dati in questione non accennano a diminuire, fatto per cui, anche visto l’alto numero di vittime non-combattenti, gli atti del governo israeliano sembrano avere sempre più l’aspetto di un vero e proprio genocidio. Domenica è persino iniziata l’avanzata via terra da parte dell’esercito di Netanyahu. La giustificazione ufficiale dei massicci attacchi israeliani, appoggiata dal silenzio delle autorità mondiali, risiede nel fatto che Israele vuole combattere il terrorismo di Hamas. Le motivazioni reali sembrano tuttavia essere altre, incentrate sulla perpetrazione dell’ espansione abitativa e territoriale Israeliana. Oltre a un gran numero di case è stato bombardato anche un orfanotrofio, nel quale hanno perso la vita tre giovanissimi disabili; ed ha rischiato di essere raso al suolo persino un ospedale. “Continueremo a operare con forza”, queste sono le parole del primo ministro israeliano. La tecnica utilizzata dall’esercito in questione consiste nel preavvisare le famiglie residenti nella striscia solamente due minuti prima dell’imminente esplosione che vedrà la loro casa ridotta in un cumulo di macerie. Considerare tale procedura vile è dir poco, e forse l’aggettivo disumano appare più appropriato. In questi giorni sono stati organizzati presidi e cortei in tutto il mondo a sostegno della causa palestinese, migliaia di persone hanno fatto sentire la loro voce e hanno soprattutto ricordato che non è assolutamente in corso una guerra, ma un vero e proprio massacro unilaterale. Non ci sono due eserciti che si scontrano: ce n’è uno regolare e, di fronte ad esso, gente che soffre, le cui uniche armi sono le pietre della loro terra, occupata e distrutta nel corso degli anni. Su questo punto potrebbero nascere delle discordanze, ma sentire la voce di migliaia di ebrei ortodossi e anti-sionisti che attaccano duramente lo stato d’Israele, considerandolo addirittura nemico della vera religione ebraica, dovrebbe far riflettere anche i più tenaci filo-israeliani. Un loro portavoce afferma: ”Noi preghiamo Dio ogni singolo giorno per un veloce e pacifico smantellamento dello stato israeliano, poi potremmo di nuovo coesistere come abbiamo fatto per centinaia di anni”. Questi sottolinea anche come prima dell’occupazione vivessero tutti nel medesimo posto e badassero ai propri figli gli uni con gli altri, e a tal proposito sostiene: “come può essere tutto ciò se sono i nostri nemici? Perché non lo sono, non è un conflitto religioso… questa è una menzogna sionista!” Ciononostante le persecuzioni sono progredite negli anni dagli arresti di bambini, anche molto piccoli, alle varie uccisioni. L’aspetto più disturbante è forse il modo in cui l’esercito sembra operare, carico d’odio e disprezzo nei confronti di civili ai quali quella terra appartiene da sempre. E’ giunto il momento di dire basta! Una fetta sempre più grande dell’ opinione pubblica mondiale sembra rendersi conto del dramma palestinese. Vedere padri e madri che piangono i propri figli mutilati è la scena più brutta alla quale si possa assistere, e l’impunità di chi causa tanta sofferenza appare sempre più intollerabile. Le grida di aiuto del popolo palestinese sono rimaste a lungo inascoltate, ma oggi più che mai sembra necessario che la società civile dei paesi occidentali dimostri quella solidarietà che i governi del ‘mondo libero’ hanno spesso mancato di manifestare.

 di Omar Renna