Quella zavorra delle PA

09luigi einaudi

Siamo uno stato moderno. O meglio liberale. O meglio sociale. Un tale stato dovrebbe, secondo le norme vigenti in tutto il mondo occidentale e sviluppato, garantire e anzi incentivare la privata iniziativa economica. Fior di intellettuali si sono spesi per questa causa, compreso il nostro caro Luigi Einaudi, che scriveva: “Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquisire credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno”. Il discorso parte dal presupposto che le aziende siano incentivate a fare tutto ciò, o meglio messe in condizione di farlo. Oggi, in Italia, queste condizioni non ci sono più. Uno stato (lo scrivo volutamente con la minuscola) divenuto ormai parassitario, che controlla i più disparati settori dell’economia, dall’energia elettrica, agli idrocarburi, al mercato ferroviario, alle poste, al settore meccanico, in situazioni di monopolio di fatto, disincentiva lo sviluppo della privata iniziativa. Anche perché l’IVA ormai è in costante lievitazione, l’IRAP soffoca le piccole e piccolissime imprese con la scusa di finanziare una sanità disastrata al centro-sud, l’IRPEF è a livelli record e la spesa pubblica non accenna a una diminuzione. La politica dell’aumento della pressione fiscale, in atto da trent’anni a questa parte, ha portato il paese alla recessione. I nostro tenore di vita si è sensibilmente abbassato, molto più che negli altri paesi europei, perché veniamo da stagioni politiche infami, dal CAF, dalla corruzione, dalla connivenza del sistema politico con mafia e mafie varie, e da una cultura politica oscena, monopolizzata da una parte dal più grande partito comunista della storia d’Europa, che a mio avviso non è stata una fortuna avere, e dall’altra da un vuoto politico che ha consentito alla DC e all’MSI, di spartirsi il mancato sviluppo di un grande partito laico, conservatore e liberale come in tutti gli altri paesi democratici.

L’emblema di questo processo di delegittimazione di un’onestà attività imprenditoriale è l’enorme debito della pubblica amministrazione, miliardi di euro che lo stato deve ai suoi fornitori, che non possono far nulla per ottenerli, mentre a parti invertite, questo stato ladro non sa riconoscere un evasore fiscale da un’impresa indebitata e impossibilitata a pagare le tasse.

Sarebbe opportuno, soprattutto per noi studenti di scienze politiche, ricordarci e ricordare che, come scriveva Einaudi in un articolo al Corriere della Sera, glorioso giornale oggi caduto in un bassofondo intellettuale, nel 1948: “La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica”.

di Michelangelo Borri